Il responsabile delle Under 12 e 14 ci guida nel mondo del settore giovanile della Rugby Roma

Piccoli rugbisti crescono, si direbbe normalmente. Ma nel settore del minirugby della Rugby Roma la crescita sportiva di bambini e ragazzi è seguita con la stessa attenzione di quella umana e caratteriale. E con un ingrediente speciale: “La pazienza”, dice Mario Salvi, responsabile delle Under 12 e 14.

Juan Manuel Bigi con i suoi piccoli
Anche Alessio Murrazzani e Alessandro Perissa al lavoro

Responsabilità che coinvolge ovviamente innanzi tutto gli staff: “Chiedo una buona capacità comunicativa e predisposizione emotiva al lavoro con ragazzi e bambini, una buona programmazione e organizzazione del lavoro, molta pazienza”, dice Salvi. “C’è bisogno di tempo per far germogliare, i frutti si vedranno dopo tanti anni. La cosa che ci preme di più e far nascere la passione per lo sport e per il rugby”. Con un occhio alla scuola, anche se la Rugby Roma non vuole intromettersi troppo: “Detto che la scuola viene prima di tutto, più che altro a noi interessa che i ragazzi imparino a gestire i loro impegni, che siano in classe o sul campo, per arrivare ad una buona consistenza nello sport. Non stiamo a guardare le pagelle, ci informiamo con i genitori su come vanno le cose, se hanno impegni e se li rispettano, senza invadere troppo quel campo. Noi siamo certi che lo sport aiuta i ragazzi a trovare una routine, che poi sarà utile nella vita di tutti i giorni. Con le medie un po’ la faccenda si complica, perché si richiede già tanto e quindi imparare a gestire i tempi diventa fondamentale”. 

Giampiero Mazzi con i suoi giovani allievi

Con l’avvio delle scuole, si inizia a fare i conti con i reclutamenti per la nuova stagione. “La priorità – spiega Salvi – era confermare i numeri dei bambini per poi aumentare. Il trend delle conferme negli ultimi anni è sempre stato positivo, anche in quell’ottica i centri estivi sono visti come opportunità per far avvicinare le persone al rugby, come abbiamo fatto per esempio aprendoli al personale e alle famiglie dei militari della Cecchignola”. Una modalità decisamente interessante per permettere alla Rugby Roma di radicarsi in maniera più decisa nel territorio. “C’è stata molta partecipazione e di conseguenza ci aspettiamo di vedere molti bambini che verranno a provare e famiglie che verranno a conoscere i nostri campi e le nostre strutture”. Politica al femminile poi confermata: “Le bambine continuano a giocare gratis. Eva Belisario è responsabile dello sviluppo femminile del club e in prima persona segue le ragazze più grandi”. Come funziona la prova? “Sono tre/quattro allenamenti nell’arco di due settimane, al termine delle quali i ragazzi decidono. Ora che le scuole sono ricominciate, avremo i primi riscontri concreti. Un anno fa al minirugby avevamo 80 bambini”. 

Poi quando inizierà la stagione, ciascuna categoria avrà un suo calendario. “La 14 è la prima categoria nella quale ci si approccia al campo intero. Si gioca il sabato pomeriggio, due appuntamenti: rugby seven, oppure rugby a 13 fino tranne i 5 metri laterali. Sono giornate organizzate dal comitato regionale con due o tre squadre di livello simile. Il programma è già fatto per tutta la stagione, saranno impegnati più o meno 3 weekend sui 4 al mese, un bell’impegno”. Anche i più piccoli giocheranno spesso: “A partire dall’Under 8 un weekend si e uno no in giro per il Lazio, poi da aprile anche fuori regione per i tornei organizzati privatamente dai club. Per i piccolissimi invece gli impegni sono più sporadici”. Il rugby, per altro, non è uno sport che si presta a una semplice lettura: per individuare e far crescere un talento ci vogliono tempi e modi molto particolari: “Quando iniziamo a conoscere i ragazzi – spiega ancora Mario Salvi – possiamo notare innanzi tutto il livello coordinativo, come si muovono nello spazio. E’ difficile individuare precocemente il talento: c’è sempre chi è più avanti rispetto a uno sviluppo motorio, ma in realtà anche gli altri bambini li raggiungeranno, è una strada lunga tortuosa, non lineare. Si tratta di dare alle cose che vediamo il giusto peso. Durante l’adolescenza i ragazzi cambiano tantissimo, quindi ognuno di loro merita di essere coltivato per quello che esprime in quel momento”.