E’ scomparso nella sua Oriolo all’età di 68 anni, il ricordo della moglie Laura
e degli ex compagni Carlo Casagrande e Ambrogio Bona

E’ scomparso all’età di 65 anni Antonio Altigieri, 16 presenze con la maglia della Rugby Roma tra il 1975 e il 1978. Era il fratello di Anacleto, uno dei primi miti della Nazionale italiana, anche lui ex Rugby Roma, scomparso 9 anni fa. Erano di Oriolo Romano e curiosamente avevano anche condiviso il campo assieme ad Alberto, figlio di Antonio, nell’ultima partita in carriera di Anacleto nello stadio che poi gli sarebbe stato intitolato.

La Rugby Roma però per Antonio Altigieri non è stata solo una fugace avventura di qualche stagione, ma ha rappresentato l’inizio di un’altra e ben più lunga storia d’amore: quella con la moglie Laura Mortet. “Andavo con papà al Tre Fontane a vedere le partite, eravamo tifosissimi”, ci racconta Laura. “Io facevo anche pattinaggio nella pista a fianco del campo da rugby. Un giorno, avevo 13 anni, andai   gli allenamenti di mio fratello e dallo spogliatoio sbucò questo ragazzo alto, biondo, capelli lunghi: mi colpì. Era Antonio, aveva 18 anni. Poi mio papà Virgilio, che era scultore, comprò la terra a Oriolo perché ne aveva bisogno per il suo lavoro ed era oltretutto in grande estimatore degli Altigieri. Così, da cosa nasce cosa e a 17 anni mi sono fidanzata con Antonio. E siamo rimasti insieme per 46 anni. Ecco, per me e per Antonio la Rugby Roma rappresenta l’inizio del nostro amore”.

Laura Mortet e Antonio Altigieri in un disegno

Antonio Altigieri giocava all’ala. “Ma con quel fisico avrebbe tranquillamente potuto fare bella figura anche in terza linea”, ci racconta Carlo Casagrande, ex mediano di mischia della Rugby Roma e compagno di squadra di Antonio. “Era un colosso da 110 chili, aveva cosce incredibili, potentissimo e con quella chioma bionda sembrava un vichingo… Perché all’ala? Perché era velocissimo. Ci conoscevamo dalle nazionali giovanili, anche se lui veniva dal suo club di Oriolo. E poi ci siamo ritrovati in prima squadra alla Rugby Roma. Facemmo insieme anche un tour in Kenya quando l’allenatore era Rick Greenwood”. Casagrande ricorda poi una meta fatta segnare all’amico Altigieri: “Giocavamo contro Rovigo al Flaminio: io uscii con la palla dal lato chiuso della mischia e quando ci venne a chiudere il loro estremo Loredano Zuin, liberai Antonio che se ne volò indisturbato. Ma avrebbe segnato anche se qualcuno si fosse messo in mezzo!”.

Anche il leggendario pilone bianconero Ambrogio Bona conferma la stazza: “Tanto che quando arrivò Roy Bish, poteva metterlo tranquillamente ala o terza linea. Anacleto e Antonio avevano un gran fisico, anche se esprimevano la forza in maniera diversa. Forza che avevano costruito con il lavoro, erano due agricoltori, facevano i muratori. Antonio era di una generazione più piccola, quindi avevamo meno confidenza, anche se ovviamente era a buon diritto parte del gruppo. E spesso con tutta la squadra andavamo da loro a mangiare”. Lasciata la Rugby Roma, Antonio Altigieri decise di tornare a Oriolo dove si occupava della fattoria e del ristorante di famiglia, rinunciando anche a una possibile carriera azzurra per diventare bandiera della squadra della sua città. A proposito però di quell’ultima partita con i tre Altigieri in campo, Andrea Lijoi, ex Rugby Roma, tempo fa scrisse: “Anacleto era ovviamente il pilone sinistro, suo figlio Alberto, che era ancora in Under 19, era il tallonatore, Antonio si sistemò a pilone destro per formare una prima linea tutta in famiglia”. Quella famiglia che Antonio Altigieri ha sempre considerato allargata, dal rugby alla vita.