Un consulente molto speciale. Unico. E’ così che la Rugby Roma vuole presentare una nuova e prestigiosa collaborazione nella gestione e nella prevenzione dei traumi sportivi, affidando il settore al Professor Ezio Adriani, direttore di Traumatologia dello Sport e Chirurgia Articolare del Policlinico Universitario Agostino Gemelli IRCSS di Roma: un reparto che non ha omologhi in nessun altro ospedale. “Normalmente - ci spiega il Professor Adriani - esiste traumatologia generale, il nostro è un reparto super specialistico. E’ una cosa unica, perché di solito i pazienti vengono trattati in ortopedia. L’idea della partnership, infatti, nasce dall’esigenza “di ridurre un conflitto”. E da un’affinità di pensiero. “Tutto nasce dall’amicizia di lunga data con Fabrizio Pollak, ma sono stato amico di tanti altri presidenti passati e poi di giocatori, ne ho operati tantissimi… Esisteva un link, ma adesso abbiamo deciso di dargli forma, sostanza e una veste ufficiale. L’obiettivo è creare un servizio che faccia prevenzione, con diagnosi sicure e tempestiva al momento del trauma e quindi proporre il trattamento idoneo. Per fare questo è necessario che ci sia sul campo o in contatto con il campo un super specialista. In Italia una cosa del genere non esiste, all’estero magari hanno più soldi…”.

Che poi, sottolinea Adriani, si tratta di un investimento che consente poi di avere molto vantaggi, anche economici: “La base di partenza che metteremo in piedi è interessante: ogni giocatore avrà un suo database clinico, da creare a settembre con visite per una valutazione a 360 gradi. Poi andremo a seguirli nel quotidiano. Il mio lavoro lo conoscono tutti, qui invece sarebbe interessante sottolineare la volontà di questo club di partire con un progetto unico nel panorama rugbistico italiano”. Il lavoro con la Rugby Roma ha una precisa scaletta: “Quest’anno con dei test cercheremo di inquadrare gli atleti della prima squadra per capire in quali aree fare prevenzione. Un gruppo di ingegneri si occupa di valutazioni atletiche e neurologiche: a me serve avere schede dettagliate su ciascun atleta, da che punto si parte e che problematiche può avere. Tutto questo si potrà realizzare con una connessione specifica, si organizzerà un mini ambulatorio dove i miei specializzandi potranno settimanalmente monitorare gli atleti. Esiste anche la possibilità di effettuare a distanza diagnosi precoci, come ho già fatto in passato per diversi servizi che permettevano di seguire il paziente da casa. Se parliamo di una squadra di rugby, è ovvio infatti che un super specialista non potrà stare sul campo tutti i giorni. Si potrà ipotizzare per una terza fase. Il fiosioterapista, invece, con il mio consulto e procedure sempre più moderne, può incrementare l’efficacia”.

In un mondo come quello del rugby che, al di la della vetrina internazionale offerta dalla Nazionale, vive sempre lontano anni luce da una parvenza di professionismo, a Tor Pagnotta si cerca di fare in modo che gli atleti possano avere a disposizione qualche supporto in più rispetto anche a realtà di categorie superiori. Tanto per capirci: sarebbe inutile proporre un simile discorso con il Professor Adriani e il Policlinico Gemelli se poi gli atleti non potessero usufruire di determinati trattamenti quando serviranno: “Per questo ho anche suggerito al club di proporre ai giocatori un’assicurazione privata. A me interessa il settore della chirurgia e i tempi di attesa del sistema sanitario nazionale non sono in linea con le esigenze di una squadra, per non parlare delle coperture, praticamente inesistenti. Tramite il Gemelli si potrà invece aprire un percorso privato con tariffe più basse”. Il Professor Adriani ci spiega anche che tipo di paziente è il rugbista: “E’ un atleta che ha traumi frequenti, ma che si cura molto bene: è meticoloso, attento a quello che gli dici. Il difetto? Lo devi fermare eccesso di generosità. Per questo serve la competenza. Il preparatore atletico non ha una competenza medica, per poter migliorare questa situazione occorre una figura professionale specifica. Poi in futuro si lavorerà anche per un nutrizionista, per curare l’aspetto metabolico, una prevenzione neuromuscolare. Che tipo di impegno mi aspetto? Avrò la responsabilità della gestione di un numero importante di atleti con il compito principale di cercare di limitare i danni di possibili infortuni. Lo faccio già con altri sport, ma con un progetto del genere è tutto diverso: per me sarà uno stimolo, non vado in cerca di visibilità. Dovrò coordinare e dirigere questo gruppo di medici, conto molto sul lavoro a distanza, spero magari di avere presto anche delle app a supporto”.

E guardando agli spazi intorno a Tor Pagnotta e la sua localizzazione in quel quadrante, il Professor Adriani vola anche verso un futuro non vicinissimo, ma nemmeno impossibile da immaginare: “L’ideale sarebbe avere uno sponsor serio che metta i soldi per fare un centro serio: avresti un polo specializzato che andrrebbe a servire anche l’enorme quartiere intorno e che con la pubblicità ti darebbe indietro un servizio. A quel punto avresti prevenzione, diasgnosi tempestive, possibilità di trattamenti super spelistici in casa”. Sembrerebbe un’utopia, ma questa Rugby Roma ci ha abituato in pochissimi anni a rendere possibile anche quello che sembrava inimmaginabile.

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