Il rugby come stile di vita. Per un’azienda e una storia umana e personale fortemente segnata da un percorso che ricalca per filo e per segno quelli che da sempre sono i valori della palla ovale. E’ la storia di Vincenzo Elifani, che con la sua Sagad accompagna il percorso di crescita della Rugby Roma. Un rapporto che non si può ridurre a un semplice accordo di sponsorizzazione, vista la storia dell'imprenditore romano.

A 14 anni -ci racconta - giocavo nella Rugby Roma, per un paio di stagioni al Tre Fontane, nei primi anni 70. Giocavo da trequarti. Ho smesso perché abitavo all’Esquilino e arrivare all’Eur in vespa era un po’ complicato. Anche se divertente. Qualche anno fa sono tornato nel rugby: mi sono trasferito a Castel Gandolfo, fondando anche la squadra di rugby, un’avventura durata un paio di anni, oltre a essere consigliere nel Frascati. Preso dalla passione mi sono reso conto di avere speso anche un po’ troppo…”. E poi il ritorno al suo vecchio club. “La passione non è mai venuta meno e ho sempre seguito sempre lo sport, quindi degli amici mi hanno portato a Tor Pagnotta: è stato uno choc positivo, piacevolissimo, vedere quello che era stato costruito qui dalla Rugby Roma. E ho sentito subito di avere trovato una famiglia. Oltre a condividere i valori di questo sport, condivido e sento l’amicizia vera del presidente Bobo Corvo, di Silvio Tarroni, di Fabrizio Pollak, di Massimiliano Morolli e questo mi lega sempre di più. E mi porta a sperare che questa squadra, anche con il mio piccolo aiuto, possa avere un futuro sempre in crescita. Perché questa è una squadra che ha una storia, è la mia città e quindi va onorata per quello che rappresenta. Starci dentro è bello e piacevole, con la speranza di poter brindare a una nuova promozione”.

La sua Sagad, di cui è amministratore unico, è un’azienda multiservizi che opera nel campo di pulizie, facchinaggio traslochi, manutenzione aree verdi, smaltimento rifiuti, manutenzioni e sanificazioni e conta oggi 500 dipendenti. Una storia che inizia a Roma nel 1950 e che attraversa tre generazioni della famiglia Elifani, tra alti e bassi, tra crisi e rinascite. Un parallelismo quasi perfetto con la storia  recente della Rugby Roma. “L’ha fondata mia nonno, che si chiamava Vincenzo come me. Quando mi hanno dato il suo nome, la mia vita era già scritta, sapevo già quello che avrei dovuto fare e che ho poi effettivamente fatto. Nonno era militare, diede le dimissioni e si gettò in questa avventura imprenditoriale, da solo, partendo da zero. Quando è venuto a mancare, la sua azienda contava già 70 dipendenti. I figli, che avevano intorno ai 20 anni, hanno proseguito quel lavoro fino ad arrivare a contare quasi tremila dipendenti. Poi, come accade quasi in tutte le grandi famiglie, mio padre e i miei zii hanno preso strade diverse e oggi chi ha raccolto quel testimone sono solo io. Ricominciando quasi da zero come mio nonno, anzi, da tre… come il film di Massimo Troisi, perché nel 2000 avevo effettivamente tre dipendenti. Avevo provato a mantenere tutti uniti, ma oggi con il senno di poi penso di avere preso la decisione giusta, prendendo in mano l’azienda più piccola e peggio messa di tutto il gruppo, ma raccogliendo l’invito di mio padre. E oggi l’impresa ha un ottimo presente e grandi prospettive per il futuro. E il percorso, la storia, mi rendono particolarmente orgoglioso di quella scelta”. 

Una scelta che affonda le sue radici proprio su quei viaggi in vespa verso il campo della Rugby Roma. “E’ proprio ispirandomi al rugby - ci confessa Vincenzo Elifani - che a tutti i miei cugini avevo chiesto di restare uniti, per crescere ulteriormente. Ma avevano altre formazioni e quindi non è andata come speravo. Mi sono quindi ritrovato dall’oggi al domani anche a dover fare una scelta molto difficile: e posso dire che la decisione presa in un momento così delicato fu quella giusta. Perché il valore che ci trasmette il rugby è quello di rimanere corretti, puliti, fedeli alle proprie azioni. Sporcare questa filosofia con cose che non hanno valore, anche se si parla di soldi, non sarebbe stato possibile. E anche questo mi ispira la Rugby Roma, il club che ho conosciuto da ragazzo e al quale resto legato a vita”. 

 

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