“Dopo anni che ho ricevuto dal rugby, ho sentito che era il momento di dare e tornare a casa" con queste parole ribadite dal nuovo head coach e direttore tecnico Daniele Montella anche durante la prima sessione con i ragazzi della Rugby Roma, si è aperta la nuova stagione. Una partenza con largo anticipo dovuto all’emergenza del Coronavirus che ha sorpreso il mondo sportivo e non solo.

La seduta è stata aperta dal saluto del presidente della Rugby Roma Olimpic Club 1930 Alberto Emett che ha sottolineato il lavoro svolto negli anni precedenti dagli altri tecnici: “L’arrivo di Daniele non è un punto di partenza, ma è il proseguimento di quanto fatto finora”.

Nel corso del primo appuntamento seniores, Montella ha fissato alcune parole-chiave assieme ai giocatori, tra cui sono state evidenziate l’amicizia e l’appartenenza. Un gruppo di persone che si divertono e condividono un unico obbiettivo, possono arrivare molto lontano: se poi conoscono la storia della società di rugby in cui militano, è più facile che sappiano dove andare e quali mete raggiungere. Così, al termine, della seduta, gli abbiamo rivolto alcune domande.

- Da giocatore che nasce nella Rugby Roma, al “ritorno a casa” come allenatore e direttore tecnico: qual è la tua prima impressione?

Per prima cosa confesso di essere molto emozionato: anzitutto ringrazio il presidente Alberto Emett e il Consiglio per l'opportunità di tornare a casa. La prima impressione è quella di un club che attraverso tanti sacrifici e difficoltà è riuscito a ricostruire una società solida con persone che hanno una vera passione. Quelle volte che ho incontrato le persone del Consiglio della Rugby Roma visitando il centro sportivo ho respirato veramente un entusiasmo e una voglia di continuare a crescere.

- Che ricordi hai delle vittorie con le giovanili in bianconero?

Sono stato molto fortunato nelle esperienze giovanili con la Rugby Roma. Ho avuto il privilegio di giocare con un gruppo di amici sempre pronti a battersi per una maglia e a difendere il gruppo. Inoltre, abbiamo incontrato sulla nostra strada allenatori che ci lasciavano esprimere in libertà le nostre capacità. I ricordi più belli sono legati anche alle numerose attività organizzate dal club fuori dai campi di rugby: non solo settimane bianche trascorse in amicizia, ma anche esperienze estive molto importanti per la nostra formazione in Sudafrica e Nuova Zelanda. Senza dubbio posso dire che siamo stati privilegiati.

- Come giudichi il tuo passaggio da una società di Top12 a una società di serie B? Quali obiettivi ti poni, non solo alla squadra che guiderai, ma anche a livello di crescita di struttura societaria?

Non è facile spiegarlo: posso dirti che arriva un momento che capisci che conta di più far parte di qualcosa di straordinario piuttosto che pensare alle ambizioni personali e il modo migliore e farlo nel proprio club. Gli obbiettivi sono molto simili, di sicuro mi piacerebbe essere un ulteriore aiuto alla Rugby Roma Olimpic Club per tornare ad essere un club di riferimento del territorio e questo passa attraverso una attenta programmazione e la crescita dei tecnici, di tutti i ragazzi e anche ad un coinvolgimento dei genitori nella vita sociale del club.

- Vuoi ringraziare qualche persona o vuoi ricordare qualche società in particolare tra quelle che hai allenato?

Grazie di avermelo chiesto: ringrazio Alfredo Biagini per la fiducia e tutta la Lazio per questi 4 anni di esperienza, ho visto tantissima passione da parte dei genitori e dei ragazzi e ringrazio soprattutto lo staff che mi ha sopportato, veramente un gruppo di amici.

- Come giudichi il centro sportivo della Rugby Roma di Tor Pagnotta e che importanza può avere una struttura come questa?

Ritengo che siano poche le società con una struttura così bella in Italia, merito di chi negli anni ha avuto una costanza nel credere nelle persone e negli obiettivi programmati. Credo davvero che questa sia la base per poter tornare "grandi". A ottobre poi la Rugby Roma compirà 90 anni e questa cornice meravigliosa renderà tutto all’altezza, sono sicuro.

- Nel giorno della festa del papà abbiamo omaggiato la partita in cui hai avuto la fortuna di disputare una partita con tuo padre: che sensazione hai provato nello scendere in campo insieme a lui per giocare nella stessa squadra.

Di sicuro è stato un evento incredibile pieno di emozione, per me e mio padre è un ricordo che rimarrà per sempre, un secondo battesimo che in pochi hanno la fortuna di vivere, non solo in Italia ma credo anche in altre realtà rugbistiche.

- Questo tuo ritorno alla Rugby Roma puó suonare come un richiamo per quei giocatori che si sono allontanati negli scorsi anni?

Me lo auguro. Quando tornavo al centro Renato Speziali negli scorsi anni, ho rivisto molte facce amiche e tanti giocatori che sono cresciuti con me, ora andati in altri club. Mi rivolgo a loro: è ora di tornare insieme per scrivere qualcosa di veramente grande nel futuro.

E il futuro per la Rugby Roma comincia ora, a quanto pare nel migliore dei modi.

 

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